Premio Nobel 2024, può una macchina simulare il cervello umano?

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La risposta sta tutta nel lavoro di John Hopfield e Geoffrey Hinton, i vincitori del premio Nobel per la Fisica 2024. Un lavoro complesso che nasce da un’idea molto semplice: se il cervello umano è una rete neurale allora perché non simulare la stessa cosa per una macchina?

L’intelligenza artificiale e il Machine Learning

L’Intelligenza Artificiale è l’avanguardia della tecnologia moderna e il premio Nobel non poteva che essere assegnato a chi ha reso possibile il Machine Learning.

Ma andiamo con ordine, per prima cosa diciamo che l’Intelligenza Artificiale (A.I.) è la capacità (o il tentativo) di un sistema artificiale (la macchina) di simulare l’intelligenza umana. Come? La grande idea è il Machine Learning! Così come l’uomo impara dalle esperienze, dai dati che acquisisce dal mondo esterno, così dobbiamo far fare a un sistema artificiale.

John Hopfield e Geoffrey Hinton

L’apprendimento supervisionato e non

Pensiamo a un bambino che impara il nome dei vari tipi di frutta grazie a un genitore che supervisiona, cioè spiega al figlio: “questa si chiama mela, è gialla, è rotonda”. Il cervello del bambino assorbe questi dati e impara pian piano a riconoscere i vari frutti.

Ma le cose si fanno interessanti quando l’apprendimento è non supervisionato: quante cose impariamo nella nostra vita solo grazie alle esperienze, senza qualcuno che supervisioni e ci spieghi tutto?

Le reti neurali artificiali

Il cervello umano lo sa fare, ma come farlo fare a una macchina? Simulando una rete neurale artificiale: così come il nostro cervello è composto da neuroni in comunicazione che apprendono, allo stesso modo gli studi dei due vincitori del Nobel riguardano lo sviluppo di algoritmi che permettano alla macchina di apprendere sfruttando reti neurali artificiali.

La rete di Hopfield e le applicazioni

In particolare la rete di Hopfield è in grado di riprodurre la cosiddetta memoria associativa. Un po’ come quando incontriamo un amico dopo tanti anni e il suo aspetto è cambiato moltissimo rispetto all’ultima volta che lo si è visto. Eppure il nostro cervello riesce da qualche tratto fisico a recuperare l’informazione mancante.

Ed ecco che tra le applicazioni c’è l’analisi di immagini mediche, l’intelligenza della macchina che è in grado di fornire supporto alle decisioni mediche.

a cura di Giuseppe Mansi

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