Mare o montagna: ecco dove ci si abbronza di più

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Pensiamo all’abbronzatura e ci vengono subito in mente una spiaggia o una piscina, con sdraio e protezione solare. Ma è proprio vero che al mare ci si abbronza in più? Quali sono i fattori che contribuiscono alla cosiddetta tintarella? Scopriamoli insieme.

Quando si parla di abbronzatura ci si riferisce a quel meccanismo fisiologico che avviene quando la pelle viene esposta ai raggi ultravioletti (UV) provenienti dal Sole. I raggi solari stimolano i melanociti, delle cellule situate nell’epidermide, a produrre la melanina, responsabile della colorazione più scura della nostra pelle, che agisce come un filtro, proteggendoci dai danni che la radiazione è in grado di provocare.

L’abbronzatura è quindi una risposta protettiva del nostro organismo, ma l’esposizione eccessiva ai raggi UV può egualmente portare a scottature, invecchiamento precoce e aumento del rischio di cancro. È quindi fondamentale, indipendentemente dal luogo in cui avviene l’esposizione, proteggersi applicando più volte durante il giorno la crema solare.

Tuttavia, occorre ricordare che non tutti i luoghi sono uguali: vi sono una serie di fattori che contribuiscono alla cosiddetta tintarella e che permettono di fornire una risposta alla fatidica domanda “Ci si abbronza di più al mare o in montagna?”. Scopriamo insieme quali sono.

Altitudine

Gran parte della radiazione ultravioletta proveniente dal Sole viene bloccata dall’atmosfera terrestre ma, salendo di quota, lo spessore dell’atmosfera in grado di assorbire i raggi solari diminuisce. Si stima, infatti, che l’intensità dei raggi UV aumenti del 10-12% ad ogni chilometro di dislivello. Pertanto, da questo punto di vista, gli effetti dei raggi ultravioletti risulteranno maggiori in montagna.

Latitudine

Le aree che si trovano in prossimità dell’equatore sono soggette ad una maggiore intensità di raggi ultravioletti rispetto a quelle situate a latitudini più elevate. Questo avviene perché, a basse latitudini, i raggi solari raggiungono perpendicolarmente la superficie della Terra e l’attraversano facilmente, mentre a latitudini più alte raggiungono la superficie più inclinati, rendendo la radiazione UV meno intensa.

Superfici riflettenti

Normalmente sul nostro corpo arrivano sia i raggi UV diretti, sia quelli riflessi dalle superfici che ci circondano. È quindi essenziale considerare la capacità riflettente della superficie terrestre: la neve riflette circa l’80% della radiazione ultravioletta, la sabbia asciutta il 15% e la schiuma del mare circa il 25%. Per quanto riguarda la piscina, invece, oltre alla capacità riflettente della superficie d’acqua occorre valutare il tipo di superfici che la circondano: generalmente, più una superficie è chiara, maggiore è la sua capacità di riflettere la luce.

L’esposizione prolungata

L’ambiente generalmente fresco e secco, tipico della montagna, può indurre a pensare che non ci siano rischi: in questo modo si è più propensi a esporsi in modo prolungato all’azione dei raggi ultravioletti, spesso senza alcun tipo di protezione. Lo stesso può avvenire in acqua: la sensazione di freschezza che si avverte quando si è immersi può condurci ad un’esposizione prolungata e intensificata, a causa dei raggi riflessi.

Ma quindi: ci si abbronza di più al mare o in montagna?

Non esiste una risposta univoca a questa domanda: sebbene ci siano numerosi fattori che rendano l’intensità dei raggi ultravioletti particolarmente rilevante in montagna, in realtà a causa delle temperature mediamente più basse, in alta quota tendiamo a coprirci maggiormente rispetto a quanto accade in spiaggia. In questo modo, meno zone del nostro corpo sono esposte all’azione dei raggi ultravioletti. Occorre però prestare sempre massima attenzione: mentre il resto del corpo è coperto dagli indumenti, viso, labbra e occhi restano sempre a rischio. Non dimentichiamo quindi di applicare la crema viso anche in queste zone e di indossare sempre gli occhiali da sole per proteggere i nostri occhi.

a cura di Giada Cacciapaglia

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