Platone potrebbe essere più vicino alla fisica moderna di quanto crediamo

6' di lettura
condividi su

Tra i filosofi dell’Antica Grecia, Democrito è spesso considerato, con la sua teoria dell’atomismo, il precursore della scienza moderna. Tuttavia, anche il pensiero di Platone offre elementi interessanti e vicini alla fisica novecentesca, più di quanto si è indotti a credere. Scopriamo insieme perché.

 

Heisenberg e le origini della scienza atomica

Numerosi scienziati, spesso alla fine della propria carriera, si sono dedicati allo studio e alla riscoperta del pensiero degli antichi. Tra questi, è impossibile non menzionare Werner Karl Heisenberg, uno dei principali fondatori della meccanica quantistica. Il fisico, celebre per il suo principio di indeterminazione, era interessato alle implicazioni filosofiche delle nuove scoperte della fisica novecentesca e nel suo libro “Fisica e oltre”, che rappresenta una sorta di autobiografia scientifica, affronta, tra le varie tematiche, anche le circostanze in cui da giovane lesse il Timeo di Platone, opera che lo aveva profondamente affascinato e che riteneva essere particolarmente vicina agli sviluppi della fisica quantistica. 

Tale vicinanza può apparire quasi sorprendente, dal momento che l’antecedente per eccellenza della scienza atomica è comunemente identificato in Democrito

La teoria dell’atomismo nell’Antica Grecia

La teoria atomica formulata da Leucippo e successivamente sviluppata da Democrito intorno al V secolo a.C., rappresenta infatti la prima formulazione, seppur filosofica, del concetto di atomo, che veniva concepito come una particella indivisibile e considerato l’elemento originario e fondamentale dell’intero Universo. Nella visione di Democrito, intrinsecamente materialista, gli atomi appaiono dunque come eterne e indistruttibili unità di materia, che non possono trasformarsi gli uni negli altri. 

Platone e il suo Timeo

I concetti fondamentali della teoria atomica vennero ripresi e modificati da altri filosofi appartenenti ad epoche successive, ma particolarmente interessante può essere il confronto tra alcune idee strettamente legate alla fisica moderna e la spiegazione della materia contenuta all’interno del Timeo, il celebre dialogo scritto da Platone intorno al 360 a.C, che ha aperto nei secoli successivi ampie riflessioni sia in termini filosofici che in termini scientifici

Prima di costruire un confronto, però, occorre ricordare che Platone non fu un atomista: al contrario, egli si considerava talmente distante dalle idee di Democrito da desiderare che tutti i suoi libri potessero essere bruciati. Nonostante ciò, all’interno della sua opera il filosofo ateniese riuscì a sviluppare elementi in qualche modo vicini all’attuale fisica atomica, descrivendo la natura attraverso la geometria e, in particolare, attraverso i cosiddetti solidi platonici.

L’importanza della forma matematica

Nel dialogo, egli pose in rapporto le particelle elementari dell’elemento terra con il cubo, dell’aria con l’ettaedro, del fuoco con il tetraedro e dell’acqua con l’icosaedro. Per quanto riguarda il dodecaedro, invece, non individuò una corrispondenza diretta con un determinato elemento, ma attribuì al solido un significato ancora più profondo: pensava infatti che Dio si fosse servito di questa forma per poter delineare il nostro Universo

Uno degli aspetti sicuramente più interessanti di questa teoria è che i solidi che rappresentano i quattro elementi fondamentali non sono tra loro indivisibili: essi si costruiscono utilizzando due triangoli base, l’equilatero e l’isoscele, che si organizzano tra loro a formare le varie superfici. In questo caso, pertanto, la teoria prevede che gli elementi possano trasformarsi gli uni negli altri, attraverso le varie possibili combinazioni di questi triangoli. Ad esempio, un atomo di fuoco e due atomi di aria possono combinarsi a formare un atomo d’acqua. Tuttavia, i triangoli fondamentali non possono essere considerati propriamente come materia perché non hanno estensione spaziale: l’estensione spaziale si ottiene quando questi triangoli si combinano tra loro a formare un solido regolare, ossia un solido che si ottiene seguendo una legge matematica ben definita. 

Pertanto, con Platone si arriva ad un risultato fondamentale, molto vicino alla Fisica Moderna: le più piccole unità di materia non sono gli elementi fondamentali, ma proprio le forme matematiche

L’unità fondamentale nei tempi moderni

Difatti, le particelle elementari, in fisica moderna, non sono certamente eterne ed indistruttibili unità di materia, ma possono trasformarsi le une nelle altre urtandosi, ad esempio, con altissima energia cinetica. Da questo punto di vista, quindi, la fisica attuale sembra essere molto più vicina alle idee di Platone che di Democrito. 

Ma non solo. Anche in meccanica quantistica, così come per Platone, le particelle elementari sono fondamentalmente delle forme matematiche, anche se di natura molto più complessa: esse devono rispondere infatti a leggi ben precise che, in qualche modo, sostituiscono il ruolo assunto dai solidi platonici nel Timeo. 

Gli antichi ci hanno anticipato?

Dinanzi a tale confronto, è legittimo chiedersi: ma quindi gli antichi ci hanno anticipato? Heisenberg, all’interno del suo libro, è molto chiaro: non bisogna in alcun modo fraintendere questo confronto e pensare che i filosofi greci possano aver anticipato, grazie a qualche geniale intuizione, i principi della fisica novecentesca. Infatti, secondo il padre della meccanica quantistica “c’è un’enorme differenza fra la scienza moderna e la filosofia greca ed essa consiste proprio nell’atteggiamento empiristico della scienza moderna. […] Questa possibilità di controllare la correttezza di un’affermazione sperimentalmente con altissima precisione ed in tutti i particolari che si desiderano, dà un enorme peso alle asserzioni della scienza moderna, peso che non sempre si potrebbe attribuire alle asserzioni della più antica filosofia greca.”

a cura di Giada Cacciapaglia

condividi su