Temperature record 2023: anche le nuvole sono determinanti

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Nel 2023, le temperature globali hanno raggiunto livelli record, ma oggi, un nuovo studio rivela un protagonista finora trascurato nel riscaldamento globale: la riduzione della copertura nuvolosa.

Il 2023 è stato ufficialmente l’anno più caldo mai registrato dal 1850, con temperature medie globali che hanno superato di quasi 1,5 °C quelle dell’epoca preindustriale. Questo record ha spinto la comunità scientifica a identificare i fattori responsabili di questo aumento ma, nonostante l’analisi delle principali cause conosciute, è stato trovato un incremento di 0,2 °C senza spiegazione.

Uno studio pubblicato su Science dal team guidato dal climatologo Helge Goessling ha individuato un nuovo protagonista nel riscaldamento globale: la riduzione della copertura nuvolosa e il suo effetto sull’albedo terrestre.

Cosa è l’albedo?

I ricercatori, analizzando dati satellitari risalenti fino al 1940, hanno scoperto che il 2023 è stato l’anno con l’albedo planetario più basso mai registrato. Capiamo meglio cosa significa.

L’albedo è un parametro usato per indicare la capacità di un oggetto di riflettere la radiazione solare nello spazio. Nel caso della Terra, rappresenta l’equilibrio tra la quantità di energia solare riflessa nello spazio e quella assorbita dal pianeta. Superfici con un elevato albedo, come la neve o il ghiaccio, riflettono gran parte della radiazione solare, contribuendo a mantenere le temperature più basse; al contrario, superfici con basso albedo, come gli oceani o le aree urbane, assorbono una quantità maggiore di energia solare, causando un aumento del riscaldamento.

Nel 2023, secondo i dati satellitari analizzati dal gruppo di Goessling, l’albedo planetario ha raggiunto il livello più basso dal 1940. Questo significa che la Terra ha riflesso una quantità di radiazione solare inferiore rispetto agli anni precedenti, assorbendo invece una quantità maggiore di energia, che ha amplificato così il riscaldamento globale.

Perché un maggiore albedo significa aria più fresca?

Le superfici con elevato albedo, come ghiacciai, calotte polari e nuvole, riflettono una percentuale significativa della radiazione solare incidente, agendo come specchi naturali. Questo effetto di riflessione riduce l’assorbimento di energia solare da parte della superficie terrestre, limitando il riscaldamento e mantenendo l’aria circostante più fredda.

Per esempio, un paesaggio coperto di neve riflette fino al 90% della luce solare, contribuendo a mantenere un clima più fresco. Al contrario, quando il ghiaccio si scioglie, viene esposta una superficie più scura, come l’acqua o la terra, che assorbe calore e accelera ulteriormente il riscaldamento.

Perché l’albedo è diminuito?

Una delle scoperte più rilevanti dello studio riguarda la diminuzione delle nuvole a bassa quota in molte aree del pianeta, in particolare sopra l’oceano Atlantico. Infatti, le nuvole sono fondamentali per il raffreddamento del pianeta poiché riflettono una porzione significativa della radiazione solare nello spazio agendo da barriera tra la radiazione diretta del sole e le superfici della Terra. Quindi una diminuzione della copertura nuvolosa compromette questa funzione, aumentando il calore assorbito dalla Terra.

È possibile modificare il valore dell’albedo?

Negli ultimi decenni il valore dell’albedo terrestre è diminuito drasticamente e un aumento di questo parametro potrebbe contribuire, anche se parzialmente, a mitigare il cambiamento climatico.

Se da un lato è necessario proteggere e conservare il più possibile le superfici naturali ad alto albedo come i ghiacciai, i nevai e le calotte polari, è anche vero che è possibile utilizzare tecnologie, ad oggi facilmente reperibili, nelle aree urbane: tetti bianchi, vernici riflettenti e pavimentazioni chiare possono incrementare il riflesso della radiazione solare nelle città, riducendo così l’assorbimento del calore.

a cura di Alessia Milano

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