I Campi Flegrei: che cosa sono
Il nome Campi Flegrei affonda le radici nel greco “flègo”, che significa “ardo”, e si riferisce ad una vasta area vulcanica attiva situata nella zona nord-occidentale di Napoli. La zona, che si estende da Monte di Procida a Posillipo includendo anche una parte sottomarina nel Golfo di Pozzuoli, è caratterizzata dalla presenza di una serie di centri vulcanici situati in prossimità di un’area depressa conosciuta come caldera.
A differenza del Vesuvio, che con la sua maestosità, domina il Golfo di Napoli, il complesso vulcanico dei Campi Flegrei risulta meno immediatamente riconoscibile e questo contribuisce a renderlo, almeno apparentemente, più tranquillo. In realtà, la caldera che osserviamo oggi, formatasi da due grandi collassi dei serbatoi di magma avvenuti in eruzioni passate, con un diametro di ben 12 chilometri, rappresenta uno dei vulcani più pericolosi al mondo e, per questo, anche uno dei più monitorati.
Il bradisismo: che cos’è
Il territorio dei Campi Flegrei è sottoposto ad un peculiare fenomeno noto come bradisismo, un “respiro vulcanico” che comporta l’alternanza di innalzamento e abbassamento del suolo in corrispondenza dell’area calderica. In particolare, le fasi di sollevamento del suolo risultano associate alla presenza di frequenti terremoti superficiali, generalmente di bassa magnitudo.
Un luogo rappresentativo del Campi Flegrei ed estremamente utile per studiare l’andamento del bradisismo, è il Tempio di Serapide, situato a pochi passi dalle banchine del porto di Pozzuoli. Fino al 1983, le tre colonne più alte di questa struttura sono state il principale strumento di misurazione del fenomeno, rappresentando a tutti gli effetti una memoria storica dell’innalzamento e dell’abbassamento del suolo nel corso dei secoli. Infatti, il Tempio, che in realtà era un grande mercato annesso all’area portuale, in alcuni periodi è stato sommerso dal mare che, successivamente, ritraendosi con movimenti bradisismici, ha lasciato lungo le colonne minuscoli fori causati dalla presenza di molluschi marini che vivono nella fascia intertidale, ossia tra la bassa e l’alta marea.
La datazione di tali fori ha permesso di ricostruire il livello marino del passato e, più in generale, le oscillazioni del livello del mare a Pozzuoli. Nel grafico realizzato dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e riportato di seguito, si osserva nello specifico la deformazione del suolo al Serapeo nel corso degli ultimi 2000 anni. Significativa è la presenza di un picco in corrispondenza dell’eruzione di Monte Nuovo del 1538, ultima eruzione dei Campi Flegrei, preceduta da frequenti ed intensi terremoti e dall’innalzamento del suolo causato dal bradisismo.
Le ultime crisi bradisismiche di Pozzuoli
Analizzando le oscillazioni del suolo relative all’ultimo secolo, è possibile individuare due importanti crisi bradisismiche, rispettivamente negli anni ’70 e ’80. In questi anni, infatti, l’area attorno a Pozzuoli è stata oggetto di un repentino sollevamento del suolo che ha portato quest’ultimo ad un livello complessivamente più alto di circa 3.5 metri, con conseguenti terremoti e gravi danni agli edifici. A partire dal 1985, il suolo ha ripreso ad abbassarsi fino alla fine del 2005, anno in cui è iniziata una nuova fase di sollevamento che continua ancora oggi.
Eruzione dei Campi Flegrei: quanto è probabile
C’è da aspettarsi un’eruzione imminente dei Campi Flegrei? Quanto è probabile che questa avvenga? Quali sono i possibili scenari? Dopo la scossa di magnitudo 4.4, la più forte mai registrata negli ultimi 40 anni, la preoccupazione aumenta.
Tuttavia, occorre ricordare che è importante attenersi ai dati e, secondo l’INGV, attualmente questi «non mostrano evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica, tantomeno di grandi proporzioni».
Infatti, l’ultima eruzione del 1538, considerata di medio-bassa intensità, fu preceduta da un forte sollevamento, da un minimo di -8 metri s.l.m. ad un massimo di +6 metri s.l.m, molto superiore a quello registrato negli ultimi mesi.
La situazione non deve allarmarci ma neanche farci abbassare la guardia: nessuno può prevedere con certezza dove e quando si verificherà una eventuale eruzione ed è, pertanto, fondamentale tenere monitorata la situazione al fine di rilevare con grande anticipo l’insorgenza di eventuali fenomeni precursori.
Stato attuale: confermato il livello di allerta giallo
A partire dal 2012, si sono registrate variazioni significative in diversi parametri monitorati nell’area dei Campi Flegrei (incremento nella frequenza dei terremoti, cambiamenti nella composizione chimica delle fumarole e dei gas dal suolo e il sollevamento del suolo dovuto al bradisismo), che hanno reso necessario aumentare il livello di allerta dal verde al giallo, mettendo in atto la fase operativa di attenzione.
a cura di Giada Cacciapaglia